La “pubalgia” come termine in sé in realtà vuole dire semplicemente dolore al pube (da algia = dolore) ed è quindi un sintomo, non una diagnosi. Il primo passo da fare in caso di comparsa di dolore della regione pubica è quindi quello di capire quali sono le cause che hanno portato all’insorgenza del disturbo ed arrivare a una diagnosi precisa.
DEFINIZIONE
Il termine dolore inguinale o pubalgia è un termine generico e di ampia interpretazione di situazioni che diverse persone possono interpretare in modo diverso. Per pubalgia, in senso stretto si intende una mioentesite ( infiammazione muscolo tendinea ), causa di dolore della griglia pelvica ( anca, pube, zona lombo-sacrale, addome ), che rientra tra le “patologie da sovraccarico”, cioè la cui origine si fa risalire a una serie di microtraumi ripetuti nel tempo. In sostanza, quindi, la pubalgia è un dolore muscolare, che riguarda diversi gradi di traumi dei muscoli della zona frontale e bassa dell’addome e della sinfisi pubica.
Questa patologia interessa soprattutto gli sportivi, in particolare i professionisti, cioè coloro che svolgono attività continuative e ad alto livello, come ad esempio i giocatori di calcio, basket e le donne in gravidanza. È frequente che tale problema emerga anche in atleti che svolgono altre attività sportive come il tennis, la scherma, la pallamano, l’atletica, la danza, l’equitazione, discipline nelle quali è richiesta l’intensa sollecitazione degli arti inferiori.
A parte il tipo di sport praticato, non bisogna dimenticare che la pubalgia può sopraggiungere anche a seguito di un cambiamento del tipo di allenamento o anche del terreno sul quale lo si svolge ( troppo cedevole o eccessivamente irregolare, ad esempio ), del tipo di scarpe utilizzato, oppure in relazione alle caratteristiche strutturali dell’atleta.
CAUSE SCATENANTI
Le cause possono essere molto diverse e spaziano da patologie tendinee o muscolari, ossee o articolari fino a quelle di tipo infettivo, ecc. Le principali sono queste:
- Ernia inguinale
- Instabilità pubica
- Varicocele
- Dolore riferito dal ginocchio o dalla colonna vertebrale
- Strappo muscolare
- Tendinite agli adduttori
- Borsite
- Cisti ovarica
- Diastasi della sinfisi postpartum
- Infezione del tratto urinario
- Prostatite
- Frattura da over-use
- Affezione infiammatoria pelvica
- Necrosi della testa femorale
- Artrosi
- Intrappolamento nervoso
- Frattura da avulsione
- Miosite ossificante
PRINCIPALI SINTOMI
Il principale sintomo della pubalgia è naturalmente il dolore, che parte dall’osso pubico, si dirama in tutta la regione e si localizza nell’inguine fino a interessare, in certi casi, la faccia interna della coscia.
Nelle forme lievi, compare al risveglio e si manifesta all’inizio degli esercizi fisici, tendendo poi a scomparire una volta effettuato il riscaldamento.
Nelle fasi più gravi della patologia, al contrario, il dolore può apparire anche in modo improvviso, durante lo svolgimento dell’attività sportiva, tanto da impedirne la continuazione o, addirittura, rendere difficile la semplice deambulazione. In questo caso, il dolore diventa persistente, continuo e tende ad aggravarsi con l’attività mentre soltanto il riposo lo attenua.
Il dolore, in genere, tende ad acutizzarsi quando il soggetto sottopone a sforzo i muscoli addominali o gli adduttori della coscia.
Nel caso di diastasi della sinfisi pubica in gravidanza, il dolore potrà manifestarsi anche solo sollevando o separando una gamba, per esempio per infilarsi i pantaloni o uscire dall’auto, ma anche nel salire le scale; molte donne in gravidanza hanno anche sensazioni di blocco a livello del bacino con difficoltà di movimento delle anche.
ESAMI E TEST
Esame obiettivo
La chiave per questo problema diagnostico di classificazione è una buona anamnesi e un buon esame.
- Come primo passo vi è da stabilire se si tratta di un trauma acuto ( spesso di origine muscoloscheletrica ) o un sintomo cronico ( spesso di origine non muscoloscheletrica ).
- Secondo, cerchiamo sempre di stabilire bene e precisamente qual è l’area anatomica descritta come “dolore all’inguine”.
Si dovrà stabilire poi se il dolore è unilaterale ( patologia addominale ) o diffuso ( patologia degli adduttori). Nella prima valutazione si cercherà di individuare anche eventuali tumefazioni, verificando attraverso la palpazione la possibile presenza di ernie inguinali ed esaminando gli adduttori sotto sforzo alla ricerca di possibili adenopatie, capendo quale movimento scatena dinamicamente il dolore.
Esami diagnostici
il paziente affetto da pubalgia può essere sottoposto a un esame ecografico, che mostrerà, soprattutto se la patologia è recente, i tendini alterati nella forma e più spessi.
Attraverso la radiografia del bacino è possibile, invece, rilevare l’esistenza di eventuali lesioni a livello dell’osso pubico e di una pubalgia cronica in quanto, nei punti di maggiore infiammazione della sinfisi, si potrà notarne il contorno irregolare con eventuale presenza di geoidi e lo sviluppo di calcificazioni specialmente nella parte inferiore.
Per ulteriori approfondimenti, e quando la diagnosi appare ancora incerta, non si escludono scintigrafia, Tac e risonanza magnetica, in grado quest’ultima di evidenziare anche eventuali altre lesioni.
TRATTAMENTO
La pubalgia non va mai sottovalutata e occorre intervenire tempestivamente e con decisione per evitare che si cronicizzi. Infatti, la sindrome retto-adduttoria, dovuta a un’infiammazione dei tendini, presa in tempo e curata adeguatamente, regredisce repentinamente.
Bisogna però che vengano immediatamente sospese tutte le attività fisiche cui ci si dedicava, iniziando un periodo di riposo che potrà variare, con l’accortezza di sottoporsi, contemporaneamente, in base alle indicazioni del medico, a trattamento farmacologico antinfiammatorio locale e sistemico.
Non è superfluo aggiungere qualche consiglio di buon senso per chi soffre di pubalgia:
- Compiere movimenti delicati evitando scatti o gesti bruschi.
- Evitare di sollevare pesi da terra.
- Mantenere, quando si è in posizione eretta, il peso del corpo distribuito in modo equilibrato su entrambe le gambe.
- Dormire con un cuscino tra le gambe e, in gravidanza, anche sotto i glutei.
- Utilizzare borse di ghiaccio sulle parti dolenti per alleviare l’infiammazione.
Nel coadiuvare l’intervento terapeutico, si potrà ricorrere eventualmente anche a terapia fisica strumentale ( laser, ultrasuoni, ionoforesi, tecarterapia ) e terapia manuale; si potranno suggerire all’occorrenza esercizi di streching dei muscoli adduttori, sempre però da svolgere al di sotto della soglia del dolore, in grado di favorire un corretto riequilibrio delle sollecitazioni muscolo-tendinee a cui il bacino è sottoposto.