I traumi e le lesioni muscolari sono tipi di "shock" che interessano il muscolo o più precisamente l’unità muscolo-tendinea. Questi "shock" non sono malattie o patologie, ma esiti di un trauma.
DEFINIZIONE
Una lesione traumatica muscolare consiste nell'alterazione, stiramento o lacerazione parziale o totale di un muscolo e quindi delle fibre che lo compongono.
La lacerazione completa di un muscolo o di un tendine è tipicamente descritta come rottura; possono verificarsi in pazienti di ogni età, ma sono più comuni nei pazienti di mezza età e negli anziani; con l’invecchiamento il collagene dell’unità muscolo-tendinea cambia. Ne consegue che i muscoli perdono elasticità e diventano più suscettibili ai traumi e quindi ad eventuali ricadute. Inoltre un numero importante di sportivi viene colpito da una o più di queste lesioni nella sua carriera.
Le lesioni muscolari acute sono piuttosto frequenti in tutte le discipline sportive, avendo un'incidenza del 10-30% di tutti i traumi da sport.
CAUSE SCATENANTI
Riguardo alle cause scatenanti le lesioni o traumi muscolari, vi è unanime accordo nella necessità di riconoscere e distinguere:
Generali
- Difetti di allenamento e di flessibilità
- Fatica
- Condizioni atmosferiche
- Fattore tattico
- Velocità di movimento
Individuali
- Fattori psicologici
- Condizioni patologiche di natura post-infettiva
- Fattori articolari
- Squilibri muscolari
- Età
Condizioni determinanti
- Trauma contusivo
- Azione dinamica attiva
- Azione dinamica passiva
CLASSIFICAZIONE
Non è compito facile pervenire ad una classificazione univoca delle lesioni muscolari, poiché diversi sono i criteri che possono essere presi in considerazione. Un primo elemento da considerare nella classificazione è rappresentato dalla natura diretta o indiretta del trauma. In tal senso si possono distinguere:
- Lesioni muscolari da trauma diretto, che secondo l’interpretazione classica, implicano l’esistenza di una forza agente diretta dall’esterno.
- Lesioni muscolari da trauma indiretto, che presuppongono l’azione di meccanismi più complessi, e chiamano in causa forze lesive intrinseche, che si sviluppano nell’ambito del muscolo stesso e dell’apparato locomotore.
Lesioni da trauma diretto (contusione)
- Grado lieve: è consentita oltre la metà dello spettro di movimento.
- Grado moderato: è concessa meno della metà dello spettro di movimento.
- Grado severo: è permesso uno spettro di movimento inferiore ad 1/3.
Lesioni da trauma indiretto
- CONTRATTURA: è’ la forma più benigna, senza lesioni anatomiche. L’evento traumatico responsabile è poco definito. Tale condizione è attribuita principalmente ad uno stato di fatica muscolare che, per modificazioni metaboliche, determina un’alterazione delle fibre e a volte del tono muscolare.
- STIRAMENTO ( O ELONGAZIONE ): in questo caso, pur non sussistendo interruzioni delle fibre muscolari microscopicamente rilevabili, sono evidenziabili alcune anomalie ben definite identificate come modificazioni e disorganizzazioni miofibrillari.
- STRAPPO O DISTRAZIONE ( a seconda dell'entità della lesione ): è caratterizzata da un’effettiva lesione anatomica con interruzione di un numero variabile di fibre muscolari. Questo tipo di lesione presenterebbe poi quattro stadi:
- Distrazione di 1° grado: rottura completa di qualche fibra muscolare senza interessamento del connettivo di sostegno.
- Distrazione di 2° grado: rottura di un numero maggiore di fibre muscolari, con iniziale interessamento della struttura connettivale, ma senza un significativo versamento ematico;
- Distrazione di 3° grado: caratterizzata dall’interessamento di un elevato numero di fibre, associata a lesione del connettivo e delle strutture vascolari e nervose, con formazione di abbondante ematoma intramuscolare.
- Distrazione di 4° grado: in cui si interrompe la continuità del ventre muscolare.
PRINCIPALI SINTOMI CLINICI ED ESAMI OBIETTIVI
Il dato anamnestico riguardante la natura diretta o indiretta del trauma, è importante per formulare una diagnosi corretta e una prognosi adeguata: la presenza di eventuali segni di contusione cutanea, peraltro non sempre evidente, può essere un primo elemento di orientamento diagnostico. Lesioni di grado severo sono anche associate alla sensazione di un colpo o di una lacerazione; il dolore e la tumefazione per un rottura moderata possono non essere notati nel giorno del trauma. Questa è la suddivisione per gravità di lesione di sintomi ed esami:
- CONTRATTURA
In caso di contrattura, il dato anamnestico fondamentale è rappresentato dal fatto che un soggetto lamenta dolore, anche di grado elevato, che coinvolge tutto il muscolo. La sintomatologia algica compare tardivamente, rispetto agli altri traumi: principalmente alcune ore o addirittura il giorno seguente dopo la cessazione di un’attività motoria. La sintomatologia dolorosa viene riferita all’interno del ventre muscolare; il dolore non presenta un’elettiva localizzazione risulta del tutto assente a riposo e compare, con elevata intensità, durante la contrazione muscolare contro resistenza. Alla palpazione il muscolo non presenta tumefazione.
- STIRAMENTO
Nel caso di stiramento muscolare, viene riferita la comparsa di dolore acuto durante l’escuzione di un movimento compiuto velocemente. Spesso l’intensità del dolore inizialmente non è tale da determinare un’impotenza funzionale completa ed immediata. Tuttavia, continuando un’attività, la sensazione di fastidio muscolare aumenta sino a costringere il soggetto a interrompere la prestazione fisica. Il fascio muscolare interessato della lesione è ben identificabile ed appare come una zona palpatoriamente ipertonica e dolente. L’impotenza funzionale antalgica presenta una durata variabile, e solitamente si ha il ritorno ad una normale funzionalità entro tre quattro giorni.
- STRAPPO
Lo strappo muscolare provoca un dolore istantaneo, improvviso, violento e ben individuabile dal soggetto, con immediata impotenza funzionale. Spesso, nei casi più gravi, lo strappo è accompagnato da un rumore udibile anche a breve distanza. A seconda della gravità della lesione, le manifestazioni cliniche possono essere più o meno intense, sebbene non vi sia necessariamente proporzionalità tra evidenza sintomatologia ed entità della lesione. L’esame clinico è raramente in grado di stabilire la reale entità della lesione. Nei casi di minor gravità in alcuni casi lo stravaso ematico è situato all’interno del muscolo e l’ecchimosi può non essere visibile. D’altra parta, nelle lesioni più ampie e superficiali, la diagnosi clinica è agevolata dal rilievo di un’evidente discontinuità palpatoria. Nei casi di media entità, lo stravaso ematico diviene intermuscolare e l’ecchimosi può comparire più o meno tardivamente nelle zone declivi. Nei casi di maggior gravità si producono una tumefazione e un solco palpabile, colmato da una raccolta fluttuante, che successivamente, per parziale coagulazione, darà luogo ad una sensazione palpatoria di crepitio. In questi casi, lo stravaso è sempre cospicuo e l’ecchimosi compare precocemente nella sede stessa della lesione, per poi diffondersi alle sedi declivi.
TRATTAMENTO
Protezione, riposo, ghiaccio, compressione ed elevazione ( protocollo P.R.I.C.E. ) sono i fondamenti del trattamento ( l'unica eccezione è fatta per la contrattura ). Il calore può essere utile successivamente, ma il ghiaccio dovrebbe essere usato all’inizio. I FANS, sono utili per i primi giorni. Di seguito i trattamenti per entità di lesione:
- CONTUSIONE ( lesione da trauma diretto )
Una volta effettuato il protocollo P.R.I.C.E., la fisioterapia prevede terapia strumentale nei primi giorni. E’ utile anche un linfodrenaggio per stimolare il riassorbimento dell’ematoma. In seguito si possono effettuare esercizi di stretching passivo, sempre sotto la soglia del dolore. Il lavoro attivo dovrebbe iniziare il più presto possibile, e l’intensità dell’esercizio non deve mai evocare il dolore.
- CONTRATTURA
La terapia delle contratture prevede la somministrazione di calore esogeno, terapia strumentale, massoterapia decontratturante e terapia manuale, nonché stretching ed esercizi funzionali specifici che devono essere ripetuti anche più volte nel corso di una giornata.
- STIRAMENTO
Il protocollo terapeutico in caso di stiramento muscolare, prevede l’applicazione di terapia strumentale, crioterapia e bendaggio funzionale a protezione della zona traumatizzata in un primo momento. La massoterapia dovrà interessare le porzioni muscolari prossimali e distali rispetto alla sede del dolore, a scopo preventivo. Se le indagini strumentali, ed in particolare l’ecografia, escludono la presenza di lesioni anatomiche del tessuto muscolare, si può iniziare la seconda fase del trattamento. Questa consiste nella massoterapia e terapia manuale, unitamente a stretching ed esercizi di allungamento con tecniche di facilitazioni neuro-muscolare propriocettiva. Queste cure si associano all’esercizio in condizioni aerobiche, seguendo la progressione temporale. Il paziente progressivamente riprende il suo lavoro, senza però sforzando eccessivamente e eseguendo esercizi per migliorare il trofismo muscolare. È comunque importante un continuo controllo medico, poiché le recidive sono sempre in agguato.
- STRAPPO
Il programma riabilitativo di uno strappo o di una distrazione è molto variabile a seconda del grado; questa è una linea guida applicabile con le dovute variazioni a tutti e tre i casi. Proponiamo qui di seguito una sintesi delle 3 fasi di una riabilitazione di uno strappo muscolare:
FASE 1
L'obiettivo della prima fase è quello di diminuire il dolore ed i segni di la flogosi.
- In questo primo step è sempre richiesto un trattamento tempestivo, poiché ogni minuto perso può tradursi in ritardo del processo di guarigione. Nei primi giorni è opportuno eseguire il protocollo P.R.I.C.E. La durata dell’immobilizzazione, di solito, va adeguata alla gravità della lesione. Una prolungata immobilizzazione, infatti, potrebbe avere conseguenze negative sul processo di rigenerazione e di riparazione della lesione. Si afferma, che la precoce mobilizzazione tende a favorire i processi rigenerativi, la proliferazione dei capillari e l’orientamento delle nuove fibre muscolari.
FASE 2
Gli obiettivi della seconda fase sono: iniziare il recupero del ROM ( articolarità ), eliminare l'edema e migliorare il trofismo dei tessuti, aiutandoli nella completa guarigione.
- Questa fase inizia con le terapie strumentali con l’obiettivo di ridurre l’edema e facilitare la cicatrizzazione muscolare. La massoterapia dovrà essere eseguita a monte e a valle del punto di lesione dopo una settimana circa dal trauma. Quando la cicatrice muscolare si è formata, la massoterapia e la terapia manuale adeguate impediscono la formazione di tessuto cicatriziale in eccesso. Il ghiaccio ed il bendaggio funzionale concludono sempre la seduta riabilitativa nei primi periodi. I questa seconda fase al diminuire dell'edema, viene proposta una ecografia, permettendo di quantificare e classificare la lesione. Una volta determinata l’entità della lesione si può iniziare la terapia manuale e la massoterapia locale, atta a guidare la formazione delle fibrille della cicatrice con lo scopo di evitare la retrazione o la formazione di aderenze.
Si effettueranno ecografie di controllo nel tempo: esse sono di grande aiuto al terapista poiché permettono di monitorare il processo di guarigione.
FASE 3
Gli obiettivi di questa fase sono: recuperare completamente l'articolarità, aumentare gradualmente il trofismo muscolare e recuperare completamente il passo o il gesto atletico nel caso degli sportivi.
- Questa fase inizia dopo diverse settimane dal trauma: si recupera attivamente la forza muscolare, utilizzando esercizi che determinano un'attivazione di tutta la muscolatura dell’arto interessato. L'inizio della ripresa funzionale verrà poi stabilito sulla base delle caratteristiche evolutive della lesione. È necessario rilevare l’importanza del lavoro di mantenimento che si dovrà effettuare per alcune settimane, affiancando agli esercizi anche la massoterapia defaticante.