La fascite plantare, nonostante possa apparire abbastanza debilitante nella fase acuta, raramente provoca problemi che durano tutta la vita. È stato stimato che il 90- 95% circa dei pazienti con una vera fascite plantare guarisce con il trattamento conservativo.
DEFINIZIONE
La fascia plantare si estende dalla tuberosità mediale del calcagno alle falangi prossimali delle dita del piede . La fascia plantare fornisce sostegno al piede, tendendosi come un arco quando le dita si estendono durante la fase di appoggio del passo. La sua azione determina così l’elevazione dell’arco longitudinale del piede, l’inversione del retropiede e la conseguente extrarotazione della gamba.
La fascite plantare è la causa più comune di algia calcaneare nell’adulto. La sua eziologia è probabilmente riconducibile a una lesione degenerativa a livello dell’inserzione calcaneare fasciale e alla conseguente reazione infiammatoria; inoltre è stato osservato che alcune caratteristiche anatomiche sembrano favorire la fascite plantare nei pazienti con piede piatto o con calcagno valgo vi è un incremento della tensione della fascia plantare che predispone i pazienti al dolore al calcagno La fascite plantare si manifesta soprattutto tra gli sportivi a causa dalla ripetizione continua di eccessivi sovraccarichi a livello podalico; essa inoltre ricorre con frequenza maggiore nelle donne rispetto agli uomini ed è più comune nei soggetti sovrappeso.
PRINCIPALI SINTOMI CLINICI
L’insorgenza della sintomatologia è generalmente insidiosa; i pazienti riferiscono un dolore specificatamente localizzato a livello della porzione mediale della tuberosità calcaneare e anche lungo tutta la fascia plantare. Il dolore è spesso più importante al risveglio e alla ripresa della deambulazione rialzandosi da seduti, in quanto i primi passi “stirano” la fascia plantare.
Incrementa il dolore anche la stazione eretta e la deambulazione prolungata. La sintomatologia si attenua tipicamente stando seduti o sdraiati. Nello sport il dolore insorge solitamente nelle fasi di riscaldamento iniziale per poi scomparire mano a mano che l'allenamento prosegue. In ambito sportivo sono particolarmente a rischio i corridori di fondo, ballerini, saltatori, giocatori di calcio, basket e pallavolo.
TEST ED ESAMI
Esame obiettivo
All’esame obiettivo palpatorio si apprezza una ridotta consistenza a livello della tuberosità calcaneare plantare mediale e lungo l’espansione della fascia plantare. Spesso occorre esercitare una notevole pressione in tale sede per riprodurre la sollecitazione del carico e la conseguente sintomatologia dolorosa del paziente. Frequentemente, sono presenti tensione e tendenza alla retrazione del tendine di Achille.
Esami diagnostici
Quando storia clinica del paziente ed esame obiettivo sono indicativi per la diagnosi di fascite plantare, l’esame radiologico non è necessario, almeno nella fase iniziale della valutazione. Radiografie in proiezione laterale del calcagno con piede in carico dovranno essere eseguite prima di procedere con le terapie nei pazienti che continuano a essere sintomatici dopo diverse settimane di riposo e scarico funzionale. Le radiografie sono indicate anche per i soggetti che riferiscono sintomatologie sistemiche associate a dolore a riposo. In alcuni pazienti le radiografie evidenziano uno sprone calcaneare ( o osteofita ) superiormente alla fascia plantare. Tuttavia lo sperone non è di per sé la causa del dolore, in quanto è occasionalmente presente nei soggetti adulti della stessa fascia di età che non hanno mai sofferto di fascite plantare; piuttosto, il dolore è causato dall’infiammazione e da microlacerazioni della fascia plantare. La risonanza magnetica non è indispensabile per la diagnosi e il trattamento, ma dimostrerà un ispessimento della fascia plantare e un edema midollare della tuberosità calcaneare.
TRATTAMENTO
Più del 95% dei pazienti affetti da fascite plantare ottengono buoni risultati da trattamenti fisioterapico-comportamentali finalizzati a limitare le sollecitazioni funzionali, ma devono sapere che la risoluzione dei sintomi richiede generalmente diverse settimani a volte anche mesi. Ai praticanti del jogging e o di lunghe camminate bisogna consigliare la pratica di attività fisiche alternative che non prevedono l’appoggio plantare in carico. La fase iniziale del trattamento dovrebbe comprendere l’applicazione di una soletta di scarico calcaneare, abbinata ad un quotidiano programma di esercizi di stretching domiciliari. Tutti gli esercizi, per essere efficaci, dovrebbero essere ripetuti parecchie volte al giorno, per diversi secondi o minuti ( a seconda dell’esercizio ).
In questa fase iniziale del trattamento, alcuni studi clinici consigliano l’utilizzo di tutori notturni conformati per mantenere caviglia e piede in leggera estensione, ma tendine di Achille e fascia plantare contestualmente in posizione di stiramento.
Per ridurre l’infiammazione e il dolore calcaneare e plantare, sono anche consigliate terapie fisioterapiche strumentali, FANS ghiaccio locale e/o scarpe con solette di scarico funzionale. Se non si riscontrano significativi miglioramenti sintomatici dopo diverse settimane può essere indicato ricorrere ad altre terapie di pratica esclusivamente medica ( infiltrazioni cortisoniche, ecc. ). Anche una visita di consulenza fisiatrica può essere utile per aiutare il paziente nel continuare nel programma di stretching.