La spalla congelata, o capsulite adesiva, è una condizione dolorosa che affligge questa importante articolazione. I pazienti che ne soffrono lamentano rigidità articolare, olore e limitazione nei movimenti. Le cause di origine non sono ancora state completamente chiarite e spesso la patologia insorge senza alcuna causa apparente.
DEFINIZIONE
La capsulite adesiva della spalla, comunemente chiamata spalla congelata, viene definita come la perdita idiopatica della motilità attiva e passiva. Viene considerata diversa dalla rigidità postraumatica, che è una condizione che si verifica a seguito di un importante trauma della spalla o una procedura chirurgica.
La spalla congelata colpisce la capsula che circonda l'omonima articolazione ispessendo e cicatrizzando i tessuti che la compongono. La capsula articolare è un "manicotto" di tessuto connettivo denso che avvolge l'articolazione sostenendo e stabilizzando i due capi ossei che la formano.
In condizioni normali l'articolazione della spalla, grazie alla sua particolare conformazione anatomica, permette di compiere un'ampia gamma di movimenti. Quando un paziente sviluppa la spalla congelata però, la capsula che la avvolge diventa rigida e forma delle aderenze. La perdita di elasticità e la compromissione di alcune strutture anatomiche con cui prende contatto, causano il dolore e la limitazione dei movimenti tipici della malattia: la limitazione articolare si registra su tutti i piani del movimento, ma soprattutto in rotazione esterna.
CAUSE SCATENANTI E FATTORI DI RISCHIO
Buona parte dei casi di spalla congelata insorge senza alcuna causa apparente. Talvolta la patologia si sviluppa in seguito ad un evento di natura traumatica a carico della spalla ( lussazione, frattura, contusione ecc.), anche se si tratta di una circostanza poco diffusa. Dall'anamnesi dei pazienti affetti da tale patologia, emergono però dei fattori di rischio predisponenti. Tra questi ricordiamo:
- Età: la spalla congelata insorge più frequentemente in soggetti di età compresa tra i 40 ed i 60 anni.
- Sesso: la capsulite adesiva colpisce maggiormente le donne, che hanno un rischio doppio/triplo rispetto agli uomini.
- Diabete e disfunzioni tiroidee: i pazienti affetti da queste malattie sono più a rischio della popolazione sana. In particolare circa il 10-20% dei pazienti colpiti da diabete di tipo II ed il 35-40% dei diabetici di tipo I soffrono anche di spalla congelata.
- Altre malattie sistemiche ( cardiovascolari, morbo di Parkinson, Morbo di Depuytren ipercolesterolemia, artrite ecc ): sono state messe in relazione con un aumentato rischio di sviluppare la spalla congelata.
- Storia pregressa di dolore alle spalle ed immobilità: i pazienti che subiscono una lesione alla spalla sviluppano con maggiore frequenza la spalla congelata, specie se dopo la lesione è stato seguito un lungo periodo di immobilizzazione non seguita da adeguato programma riabilitativo.
- Utilizzo prolungato di alcuni farmaci.
SINTOMI E SEGNI CLINICI
La sintomatologia dolorosa e l'evoluzione della patologia possono essere classificate in tre fasi distinte:
- Fase di raffreddamento ( freezing ): è la fase iniziale e più dolorosa della patologia; il dolore è ingravescente nel tempo e mano a mano che questo peggiora, il paziente tende a limitare sempre più il suo utilizzo. In questa fase i movimenti sono limitati, ma la spalla conserva ancora una parte della sua mobilità perdendola poco a poco.
- Fase di congelamento: si assiste ad un aumento della rigidità articolare mentre il dolore tende ad alleviarsi.
- Fase di scongelamento ( thawing ): si caratterizza per un graduale miglioramento della condizione che può durare anche più di un anno.
Tali sintomatologie possono essere comuni ad altre malattie che colpiscono la spalla. Anche per questo motivo è molto importante rivolgersi ad un medico alla comparsa di uno o più dei seguenti sintomi:
- Limitazione del movimento della spalla: stranamente questa malattia colpisce con più facilità la spalla dell'arto non dominante; talvolta colpisce contemporaneamente entrambe le spalle ( solo nel 10% dei casi ).
- Dolore alla spalla: si tratta di un dolore solitamente acuto e piuttosto intenso, talvolta associato a gonfiore localizzato soprattutto nella parte superiore esterna della spalla.
- Dolore e impossibilità di svolgere normali gesti quotidiani.
- Dolore che si intensifica durante il riposo notturno.
TEST ED ESAMI
Esame obiettivo
La valutazione clinica mostra una significativa perdita di motilità passiva e attiva, almeno del 50% rispetto alla spalla controlaterale. Il movimento scatena il dolore. Il dolore e la dolorabilità alla presso-palpazione sono comuni a livello dell’inserzione del deltoide. Può essere presente anche una dolorabilità diffusa della spalla.
Esami diagnostici
Le proiezioni radiografiche antero-posteriore e ascellare della spalla permettono di valutare l’integrità dei capi articolari e il mantenimento dello spazio articolare e, al tempo stesso, di escludere altre patologie. Altre indagini, quali l’artrografia, la TAC e la Risonanza Magnetica vengono eseguite raramente se lo studio radiografico convenzionale è normale.
TRATTAMENTO
Il trattamento iniziale prevede l’utilizzo di FANS, antalgici, applicazioni locali di caldo umido. In seguito vengono effettuate terapie fisioterapiche.
Il trattamento fisioterapico della spalla congelata si pone come obiettivi principali la riduzione del dolore ed il riacquisto della mobilità perduta. Spesso il paziente trova sollievo e percepisce dei chiari miglioramenti dopo qualche periodo, semplicemente attuando queste terapie e consigli:
- Esercizi di allungamento e mobilizzazione: per migliorare il range di movimento della spalla e per minimizzare la perdita di tessuto muscolare. Questi esercizi vanno eseguiti più volte al giorno, senza forzare i movimenti, inizialmente sotto la supervisione di un terapista, poi anche in completa autonomia.
- Calore: può contribuire ad allentare il blocco articolare grazie all'aumentata vasodilatazione locale. Particolarmente utile risulta l'applicazione di calore umido prima di iniziare gli esercizi di allungamento. Se si ha la possibilità può essere molto utile svolgere gli esercizi di mobilizzazione attiva/passiva in una vasca di acqua calda, proprio per sfruttare a pieno l'effetto benefico di calore e movimento.
- Terapie manuale e strumentali come ultrasuoni, laserterapia e tens vengono talvolta impiegate per accelerare il recupero.
- Medicina complementare ed alternativa: l’agopuntura e la coppettazione, se eseguite da mani esperte, possono senz'altro apportare considerevoli benefici minimizzando il rischio di effetti collaterali.
Durante tutto il periodo riabilitativo andranno evitati movimenti bruschi ed impegnativi come il sollevamento di carichi pesanti con il braccio dolente. Solitamente la fase gelida è la meno sensibile ai trattamenti, perciò il persistere di dolore e ridotta mobilità in questa fase, non deve demoralizzare il paziente che anzi, deve continuare e persistere con le terapie intraprese. Nel secondo periodo, caratterizzato da maggiore instabilità, la terapia fisica è fondamentale ( alcuni autori la sconsigliano nella fase di raffreddamento ).